COMPOSABLE: by Paolo Gensini for Nomination | Mu.De.To. - Museo del Design Toscano, Museo Design Toscana

Umberto Rovelli (Bologna, 1962). Laureato in Architettura, dal 1996 al 2018 è socio di Blue Klein, web agency impegnata nel campo multimediale per la promozione della cultura del progetto su Internet. Dal 2005 dirige la rivista IdeaMagazine.net. Dal 2008 al 2016 cura gli aggiornamenti del web ADI Toscana progettato da Blue Klein. Socio ADI dal 2010 al 2015, è curatore dei volumi MuDeTo Collection (MuDeTo, Firenze 2014, 2015, 2016-'17), Mauro Pasquinelli Designer (Bandecchi&Vivaldi, Pontedera 2013) e Interviste sul Progetto pubblicato nella Collana ADI (Franco Angeli, Milano 2011). Ha collaborato con le riviste “Op. cit.”, “Juliet Design Magazine”, “Paesaggio Urbano”, “ReportBio”, “Firenze Spettacolo”. Ha pubblicato contributi in: Adriano Piazzesi (Pontecorboli, Firenze 2016); Vincenzo Missanelli. Opere con un'antologia critica (Bandecchi&Vivaldi, Pontedera 2015); Antonio Possenti un lungo viaggio (Pacini Fazzi, Lucca 2013); Adriano Piazzesi. Arte nel silenzio (Polistampa, Firenze 2012); Massimo Mariani. Progetti 1980 - 2005 (Verba Volant, London 2005); Labyrinthos (Alinea, Firenze 1994). [x]

A proposito dell’intervento presentato da Pierluigi Spadolini alla XII Triennale di Milano, Giovanni Klaus Koenig scrive: «Unico fra i tanti, PLS con Maioli e Sambonet (eccellente compagnia) presentò un arredo tecnologico, legato alle pareti attrezzate mediante una maglia di fori, nei quali si infilavano – come fossero prese di corrente – gli attacchi dei mobili. Per i quali PLS aveva disegnato pochissimo, contrariamente ai neolibertini; prendendo da ciò che già esisteva l’occorrente, con una operazione di trasferimento di campo che è sempre stata il motore delle grandi invenzioni di design, a cominciare dalla Vespa e dalle automotrici di Bugatti»[01].

Ebbene, con il bracciale Composable, ideato da Paolo Gensini sulla scorta di un semilavorato – in origine ideato per il settore dell’orologeria –, siamo probabilmente di fronte non solo all’ennesimo eccellente esempio di trasferimento tecnologico, ovvero di «trasferimento analogico di tecnologie (di processo e di prodotto) tra due settori industriali»[02], ma anche ad una riuscita applicazione di quel credo tecnologico – la «componibilità come composizione» – che ha costituito per oltre mezzo secolo «la filigrana culturale dello spettro intero della produzione di Spadolini (poi cavallo di battaglia della sua “scuola”)»[03].

Gensini appartiene alla non piccola schiera di imprenditori di genio la cui narrazione di sé tende inevitabilmente – pur con umiltà e grande rispetto per il lavoro e le capacità, espresse sia dalla famiglia sia dal territorio, che hanno cooperato al successo del prodotto – a porre in risalto l’originalità della propria esperienza. Eppure Composable – sintatticamente costituito da «pacchetti» formati da singole tessere (ognuna delle quali è un giunto perfettamente autonomo) collegate tra loro con un semplicissimo meccanismo a molla – manifesta un approccio al progetto che ha ben più che una superficiale analogia coll’intervento spadoliniano.

Come nel caso dell’allestimento alla Triennale, la proposta di Gensini ha un sentore rivoluzionario: un gioiello componibile e personalizzabile [04] attingendo da un catalogo di opzioni praticamente illimitato, in grado cioè di «rappresentare» qualunque personalità in modo agevole e a costi contenuti (o comunque variabili nel tempo). Il tutto però a partire da una maglia di base omogenea e regolare (perfetto analogon del forex parietale adottato alla Triennale 1960, nel quale, come nel passo citato in precedenza, «si infilavano – come fossero prese di corrente – gli attacchi dei mobili») realizzata peraltro con un materiale – l’acciaio – fino ad allora del tutto estraneo al settore di riferimento.

Composable è pertanto da considerare come un caso di «scuola fiorentina» in un duplice senso: sia per il contesto lavorativo nel quale si applica (di riconosciuta tradizione orafa plurisecolare) che non casualmente s’è rivelato bacino ideale per la nascita e lo sviluppo della tipologia di prodotto; sia perché le relazioni e le «confidenze» tra lavoro manuale e industria, nonché la natura sistemica del progetto industriale di oggetti, sono da tempo una formata consapevolezza proprio nei luoghi dove fin dagli anni ’60 Pierluigi Spadolini ha tracciato il “metodo” progettuale pubblicato nelle pagine del suo Componibilità come composizione.

Con tale volume molti addetti ai lavori ebbero modo di scoprire – e riscoprire verificandone gli effetti in oggetti prodotti – i fertili nessi fra «ripetibilità» e originalità, fra regole metodologiche e specifica azione in relazione ad un ambito (quello industriale) indeterminato e non determinabile a priori ma che, se suffragato dalla «attenzione profonda per i materiali, il rispetto per la confidenza artigianale»[05] e una buona dose di gusto [06], avrebbe persino potuto rappresentare una solida base per produrre differenza anche – se non addirittura proprio – a partire da alcune rilevate invarianti.

[06] Da notare che se, come segnala Massimo Ruffilli, «Roberto Segoni ha sempre affermato che il gusto, e quindi il buon gusto, è il frutto di un’educazione al bello che si conquista con l’abitudine, la dimestichezza, l’allenamento», è possibile sostenere con qualche fondamento che in Toscana, e a Firenze in particolare, le condizioni affinché il sistema spadoliniano offrisse i suoi frutti migliori erano quelle ideali. Massimo Ruffilli, Tempo di design, FirenzeLibri, Reggello - Firenze 2012.

Ciò premesso, occorre evidenziare che nel sistema spadoliniano, proprio in quanto incentrato sulla scissione operativo-concettuale fra progetto e realizzazione, la storicità può essere proficuamente intesa non solo «quale inconscio substrato a spiegare l’osservazione e la modellazione della forma» ma anche come «magazzino di forme cui attingere all’occorrenza»[07].

Ovvero, nel sistema spadoliniano lo iato di cui sopra conduce – ovvero apre – ad almeno due tipologie di risultati affatto distinti: 1) l’implementazione della «cultura del progetto», ovvero di quella via italiana al design (né linea né stile come ha ben argomentato Koenig [08]) che aveva consentito l’approccio al design in termini di «ragionamento strutturale – ché erano le strutture linguistiche comunicative a comandare la forma degli oggetti – che annullava ogni prevalente etichettatura stilistica»[09]; 2) l’implementazione di una neutralità procedurale priva di una reale motivazione “endogena” (ovvero di un senso altro rispetto a ragioni intrinsecamente procedurali) che, proprio in quanto espunta dal processo progettuale – sull’esempio di quello legale –, può addirittura più facilmente coincidere con le intenzionalità di volta in volta attinte e proiettate come prioritarie dal progettista e dall’azienda coinvolta nel progetto stesso.

Se quindi l’artigiano, il cui modus operandi è sintesi di progetto e realizzazione, rischia col suo “progetto infinito” di proporre al mercato oggetti che pur «carichi di senso», possono risultare irrelati anche a causa della propria coerenza storica(risultando cioè acronistici e stridenti con lo zeitgeist col quale si confrontano), per il progettista industriale (e l’azienda con la quale si trova a collaborare) il senso e la referenza risultano essere variabili ulteriori rispetto ad una strategia sistemica che elabora il progetto prescindendo dai materiali e dall’espressività sottesa alle sue possibili forme. Nel sistema della «componibilità come composizione» il senso è inevitabilmente “a disposizione”, anche del «miglior offerente» e, in quanto disponibile, inevitabilmente influenzabile dalle prospettive di mercato.

In questa assai critica – e talora criticabile – messa a “disposizione” del senso, aperta in modo particolare nel processo produttivo industriale, sta sicuramente anche un potenziale (che coinvolge tanto la regressione scaramantica quanto la progressiva evoluzione operativa e intellettuale dell’homo faber) di seduzione e di conquista psichica del fruitore finale che non va certo sottovalutata. Un potenziale finora forse poco indagato con una prospettiva responsabilmente seriale, almeno non nei termini meno superficiali e corrivi cui l’esplosione del mercato dei gadget, soprattutto dagli anni ’90 in poi, ci ha abituato.

Lo scontro serrato, avviatosi fin dalla fine dell’800, fra prodotto artigianale e prodotto industriale, ha quasi sempre visto quest’ultimo cedere il passo sul controverso tema della relazione affettiva con il fruitore. La presunta incapacità del processo industriale di portare alla luce una qualsiasi forma di prossimità tra prodotto e fruitore finale – se non al prezzo di una drastica riduzione della «densità» tecnologica, molla primaria, ad es., del fenomeno internazionale del Design Art [10] –, ha creato molti ritardi e falsi miti: uno su tutti la presunta ineludibile relazione diretta fra personalizzazione, lusso di nicchia e approccio sartoriale al progetto.

Ma come molti imprenditori di genio, Paolo Gensini è avvezzo a pensare controcorrente e agli inizi degli anni ’80 ha già compreso che tale vincolo altri non è che un freno elitarista posto alle potenzialità evolutive in senso «democratico» del mercato del gioiello di fascia medio/alta. Il trasferimento di campo (dal settore dell’orologeria a quello del gioiello/amuleto) che egli individua come strategico e sul quale fonda tutta la sua avventura imprenditoriale futura può sembrare oggi quasi impercettibile, ma gli effetti per l’epoca sono rivoluzionari.

Se infatti il cinturino adottato da Gensini è originariamente concepito per normare al meglio un processo produttivo standard (ottimizzando l’utilizzo di maglie regolari identiche sostituibile senza alcuno sforzo dall’utente stesso), al contrario il creativo sestese intuisce in esso la base per lo sviluppo di potenzialità diversive inusitate per il settore.
Da questa intuizione inversa (da questo pensare contro rispetto al comune sentire) nasce pertanto l’idea di interpretare in modo innovativo anche lo stesso concetto di braccialetto amuleto, stabilendo un nesso plausibile e una via economicamente praticabile per cogliere sia i vantaggi della serialità (essenzialmente il costo ridotto e la trasversalità di genere ed età ottenuta operando sulla sintassi del processo produttivo) sia quelli dell’esclusività/personalizzazione garantita dall’ampia offerta di scelta (dapprima ridotta alle sole lettere in oro, quindi via via ampliata) per temi, simboli e materiali molto diversi.

Occorrono alcuni anni per mettere a punto il progetto, verificarne la fattibilità e proteggere al meglio il pur ridotto margine competitivo rispetto ad eventuali concorrenti, ma nel 1987 Gensini mette a punto un prodotto davvero rimarchevole: un bracciale modulare altamente personalizzabile la cui creazione segna il DNA stesso dell’azienda che, proprio nello stesso anno, viene ribattezzata Nomination, dal termine latino “dare nome, denominare qualcuno”.

Per il settore si tratta di una innovazione potente con effetti nemmeno oggi del tutto definiti ma che riesce ad offrire, come già accennato, un interessante saggio delle capacità offerte dalla serialità all’emersione e all’affioramento tangibile di qualità peculiari e sempre diverse per un prodotto che, pur manifestamente concepito in termini industriali desidera apparire il meno possibile omogeneo e «indifferente» nei confronti del futuro fruitore che, al contrario, lo «pretende» sempre più «dedicato» e specularmente affine e coincidente all’immagine che ha di sé.

Già sul finire degli anni ’70, un oggetto di cui saranno venduti 50 milioni di esemplari “originali”, aveva dato modo a tutti di percepire come la nozione di “prodotto industriale” potesse coerentemente associarsi a “personale” e “intimo” in singolarissima relazione con la pratica en plein air del “camminare”, “correre” ed “essere tra la folla”. Nel 1979 era infatti apparso Walkman, lettore di musicassette da viaggio prodotto da Sony che si diffonde in modo talmente capillare da designare, nel linguaggio comune, qualsiasi lettore di audiocassette portatile successivamente immesso sul mercato.

La popolarità di Walkman (icona istantanea e oggetto di culto nel mondo giovanile già al suo primo apparire sul mercato) è una sorta di prequel del successo attribuito a Composable. Entrambi i prodotti testimoniano che le potenzialità esclusive, di creare cioè intime relazioni fra uomo e oggetto non sono certo precluse ad un prodotto anche di basso costo e a diffusione planetaria. La chiave di volta consiste nell’individuare possibili nuove relazioni fra oggetto e temi, argomenti, pratiche a potente contenuto affettivo, personale e identitario – la musica nel caso di Walkman, il mana identitario nel caso di Composable.

In entrambi i progetti – come peraltro nella lezione spadoliniana volta espressamente a sperimentare soluzioni «aperte» partendo da una lettura sistematica (scevra da reconditi preconcetti formali) del tema – la disamina, lo sforzo intellettuale si concentra sulle relazioni piuttosto che sull’aderenza o meno ad accademici standard e modelli preordinati o storicamente «acquisiti», superando d’un balzo i limiti di quella «estetica tradizionale del pezzo unico e della pulchritudo perennis» che «si trascina con un ritmo lentissimo che non è più il nostro»[11].

[11] Giovanni Klaus Koenig, Verso un’estetica dell’intercambiabile, in Giovanni Klaus Koenig, L’invecchiamento dell’architettura moderna ed altre dodici note, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1967. Da notare come Koenig ponga attenzione anche all’altro lato del campo mettendo in luce i limiti della «estetica artificiale creata dai persuasori (non poi tanto occulti) della civiltà dei frenetici consumi» che «ci imporrebbe un’artificiosa e continua oscillazione del gusto, per accrescere anche i consumi estetici. [...] Con il risultato di una moda e di un gusto di massa sempre più divergenti da quelli ufficialmente conservati nei musei e divulgati col contagocce dai rappresentanti dell’alta cultura. Se questa frattura non viene in qualche modo colmata da qualcuno – ed è questo che i migliori designer tentano di fare, fra mille difficoltà, incompresi dagli uni e dagli altri – le previsioni per il nostro futuro estetico, comunque le si facciano, non possono essere che assai tristi». Giovanni Klaus Koenig, Op. cit.

Con un minimo sforzo immaginativo, tra l’altro, volendo considerare Walkman come un supporto personalizzabile da ognuno tramite l’utilizzo di “tessere” musicali in grado di riflettere i gusti più intimi del fruitore, dovrebbe apparire assai più che una casuale affinità l’analogia proposta fra il poderoso successo della Sony (antesignano dell’assai più vasto boom produttivo dell’iPod di Apple – 160 milioni di pezzi al 2008) e la geniale intuizione di Gensini.

Intuizione, va detto, che in primo luogo è identitaria (la possibilità di «firmare» e dunque di far proprio l’oggetto) ma anche «polimaterica» quando non addirittura affrancata integralmente dall’attribuzione ad alcun nesso materico di pregio per il proprio gioiello/amuleto. L’intuizione di Paolo Gensini (il suo meta-progetto strategico) sembra infatti animata non tanto – o non solo – dall’interesse specifico per un particolare materiale (l’acciaio) quanto piuttosto da una considerazione ancor più lungimirante (e stratificata) che riguarda anche la nozione stessa di «amuleto», la cui “natura” appare storicamente irriducibile ad alcun materiale in particolare. Ed è proprio nel rinvenimento e riconsiderazione di questa feconda molteplicità «pagana» che l’approccio al gioello di Nomination si caratterizza: una relativa a-specificità materica sulla quale si fonda buona parte dell’originalità di un prodotto le cui qualità sono strettamente dipendenti dalla quantità di valenze aperte e rese disponibili dal sistema stesso (ovvero la vastita di simboli, temi e materie offerte dal catalogo aziendale).

Psichicamente, ma non solo, ogni materia è propriamente un dio, «manifestazione epifanica» della durata, di una persistenza che esubera il nostro limitato ritaglio esperienziale. Ed è venendo a patti con ognuna di tali divinità che l'uomo prende coscienza di sé, si educa e riconosce letteralmente, in relazione a esse, affinando le proprie capacità, scontrandosi con i propri limiti e fragilità. Ed è coltivando tali relazioni che si viene man mano tracciando un orizzonte e uno scenario di quel che egli può considerare proprium (sul quale cioè ritiene di avere un potere) e quel che inesorabilmente sfugge ad ogni sua volontà di controllo e di dominio.

Tra proprium e improprum il ruolo giocato dal mana e dai suoi catalizzatori – di cui Composable è una moderna efficacissima versione – è di volta in volta diverso: in essi l'uomo può percepire lo stimolo a proseguire, reperire incoraggiamento, una spinta – quanto mai immateriale eppure concretissima – a credere nei propri talenti, capacità e progetti; viceversa ad essi può rivolgersi confidando che le proprie paure siano infondate, che tutto quanto lo assilla, pur restando al di fuori della sua portata, non lo travolga mai minacciando l’integrità sua e dei suoi cari.

Uno sguardo anche solo superficiale alla storia dell’amuletum – termine latino derivato, forse, da amoliri, ovvero “allontanare” – offre una rassegna di esempi caratterizzati da differenze materiali tra le più notevoli. Possono infatti essere amuleto – «piccolo o minuscolo oggetto» la cui forza magica si esplica, «ora a protezione, ora in pregiudizio dell'essere vivente»[12] – manufatti appartenenti a tutti e tre diversi regni della natura: «gli animali, le piante, i minerali; i primi per alcuni particolari attributi dell'organismo o di qualche sua parte, le seconde per le specifiche qualità del legno, delle foglie, dei fiori, dei frutti; i minerali per la forma che in certi casi essi hanno, o per il colore o per la rarità»[13].

Nella storia della tipologia, ad amuleti botanici si affiancano così amuleti ed arnesi litici, quelli realizzati in osso, corno, corallo, ferro, argento, oro ecc. Una varietà di supporti che sembra trovare un limite solo nell’inesausta capacità empatica e proiettiva dell'uomo di attribuire mana – potere – agli oggetti che lo circondano.

Appare quindi fin troppo limitante leggere il successo del progetto di Gensini e Nomination in termini puramente mercantili. Nessun progetto con un tale riscontro può essere ritenuto «giusto» unicamente per ragioni di mercato. Esattamente com’è occorso a Walkman, il prodotto di successo riesce più plausibilmente a toccare corde dell’animo umano correlate ad un bacino sommerso di affezioni nei confronti del mondo e di quel che ci circonda che è di natura più fortemente antropologica che sociologica, ovvero ha che fare e si relaziona con la longue durée inter-generazionale quando non addirittura di specie.

E se nell’arco dei secoli la storia del gioiello (e a maggior ragione dell’amuleto) s’è intrecciata con quella del potere – sia divino che temporale – va comunque rimarcato che la stessa facoltà di attribuzione di potere – al pari dell’assegnare qualcuno a un ufficio, una carica, un grado, una funzione – è proprio uno dei significati di “nominare”. Nomination e Composable nascono pertanto insieme in modo non casuale costituendo le leve essenziali di un medesimo progetto strategico teso a offrire sul mercato il massimo ascolto a questa capacità evocativa tipicamente umana in cui sono racchiuse sia l’invettiva, che la preghiera, l’aspirazione a distinguersi dagli altri e, viceversa, il desiderio di riconoscersi come parte di gruppi elettivi.

Passioni genuinamente umane e sentimenti profondi ai quali Composable, offre una via di accesso senza peraltro dimenticare l’opportunità e la valenza principe che sovrintende agli intrecci di relazione fra uomo e tecnofatto e consente loro di saldarsi al meglio: il gioco e il manifestarsi – concreto o fittizio che sia – dell’occasione autopoietica.
La fortuna e il successo registrato sia dai prodotti LEGO per l’infanzia sia da quelli IKEA testimonia da tempo come la relazione fra bambino/uomo e prodotto industriale instaurata dall’utilizzo di sistemi aggregativi semplici, dotati di valenze aperte alla pratica dell’auto-montaggio resti ancora tra le forme di canalizzazione affettiva e assimilazione tra essere umano e oggetto più potenti che il mercato possa offrire [14].

In Composable accade appunto tutto questo. Collocabile nella categoria produttiva del lusso accessibile – termine forse fin troppo abusato per essere oggi esplicativo di un perimetrato e riconoscibile fenomeno – questo bracciale cela in realtà un’intelligente ricerca tesa alla riemersione (e la resa disponibile) di un pantheon gremito di déi/materiali cui dare ascolto e riflettere sulla nostra bifida condizione di esseri ad un tempo efficaci, temerari e fragilissimi.

Questa nuova offerta di déi/materiali è resa possibile dall’astuto (metico) utilizzo di un espediente già disponibile sul mercato (una maglia di supporto, composta da tessere identiche in acciaio sostituibili) del quale però viene intuita una potenzialità divergente qualora venga abbinata ad un parallelo abaco aziendale di simboli realizzati in materiali diversi, disegnati in esclusiva e saldati sulle maglie stesse. Un catalogo sterminato e vario, in primo luogo – come detto – per i materiali: non solo acciaio anallergico della migliore qualità e oro 18 carati, ma anche argento 925, pietre preziose, semipreziose, cubic zirconia, smalto, godroni e perle incastonate a mano. All’affollato Olimpo di déi/materiali segue poi la declinazione tematica, dei colori nonché quella plastica – e decisamente più frivola – dei pendenti.

La quantità dei motivi (oltre duemila fra simboli e lettere) e la qualità sia formale che tecnica delle tessere (di altezza variabile e disponibilità decrescente di temi, materiali e colorazioni secondo i modelli: classic, big e smarty) è alla base del successo del progetto. Ma quel che ne spiega al meglio l’assunto, ottimamente esemplificato da questo prodotto pressoché integralmente made in Tuscany, è che nello spazio offerto a chiunque da Composable per riconoscersi, distinguersi, canalizzare affetto e «pregare», si supera di gran lunga la superficiale nozione di «decorazione». E in esso può anche capitare d’imbattersi nella profonda, apotropaica sensualità di una bellezza aliena [15] cui tuttora spetterebbe, seguendo Fëdor Dostoevskij, il compito di preservarci dagli effetti più pervasivi e ottusi del nichilismo commerciale.

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001	Paolo Gensini, Composable - bracciale modulare personalizzabile, 1987, Nomination \| © Nomination, courtesy Nomination

002	Paolo Gensini, Composable - bracciale modulare personalizzabile, 1987, Nomination \| © Nomination, courtesy Nomination

003	Paolo Gensini, Composable - bracciale modulare personalizzabile, 1987, Nomination \| © Nomination, courtesy Nomination

004	Paolo Gensini, Composable - bracciale modulare personalizzabile, 1987, Nomination \| © Nomination, courtesy Nomination

005	Paolo Gensini, Composable - bracciale modulare personalizzabile, 1987, Nomination \| © Nomination, courtesy Nomination

006	Paolo Gensini, Composable - bracciale modulare personalizzabile, 1987, Nomination \| © Nomination, courtesy Nomination

007	Paolo Gensini, Composable - bracciale modulare personalizzabile, 1987, Nomination \| © Nomination, courtesy Nomination

008	Paolo Gensini, Composable - bracciale modulare personalizzabile, 1987, Nomination \| © Nomination, courtesy Nomination

009	Paolo Gensini, Composable - bracciale modulare personalizzabile, 1987, Nomination \| © Nomination, courtesy Nomination

010	Paolo Gensini, Composable - bracciale modulare personalizzabile, 1987, Nomination \| © Nomination, courtesy Nomination

011	Paolo Gensini, Composable - bracciale modulare personalizzabile, 1987, Nomination \| © Nomination, courtesy Nomination

012	Paolo Gensini, Composable - bracciale modulare personalizzabile, 1987, Nomination \| © Nomination, courtesy Nomination

013	Paolo Gensini, Composable - bracciale modulare personalizzabile, 1987, Nomination \| © Nomination, courtesy Nomination

014	Paolo Gensini, Composable - bracciale modulare personalizzabile, 1987, Nomination \| © Nomination, courtesy Nomination

015	Paolo Gensini, Composable - bracciale modulare personalizzabile, 1987, Nomination \| © Nomination, courtesy Nomination

016	Paolo Gensini, Composable - bracciale modulare personalizzabile, 1987, Nomination \| © Nomination, courtesy Nomination

017	Paolo Gensini, Composable - bracciale modulare personalizzabile, 1987, Nomination \| © Nomination, courtesy Nomination

018	Paolo Gensini, Composable - bracciale modulare personalizzabile, 1987, Nomination \| © Charms Addict LLC, courtesy Charms Addict LLC

019	Paolo Gensini, Composable - bracciale modulare personalizzabile, 1987, Nomination \| © Nomination \| © Charms Addict LLC, courtesy Charms Addict LLC

020	Charm Tool di montaggio del bracciale modulare personalizzabile Composable, 1987, Nomination \| © Bertie Browns, courtesy Bertie Browns

021	Immagine coordinata e packaging per il bracciale modulare personalizzabile Composable, 1987, Nomination \| © Nomination, courtesy Nomination

Ideato nel 1987 da Paolo Gensini per la propria azienda Nomination, il bracciale modulare Composable è probabilmente a tutt'oggi uno tra i prodotti più rivoluzionari nel settore della gioielleria. Con migliaia di simboli disponibili, l'azienda di Sesto Fiorentino, ormai conosciuta nel mondo, è riuscita a creare una «grammatica» ed un linguaggio iconografico in grado di consentire a chi indossa un Composable di «esprimere» un proprio stile e personalità.

Sintatticamente costituito da «pacchetti» di singole maglie collegate tra loro con un semplicissimo meccanismo a molla, il bracciale modulare Composable si propone sul mercato come gioiello componibile. In primo luogo personalizzabile con lettere in oro e, in seconda battuta, tramite una serie praticamente illimitata di simboli diversi (oltre 2000 fra motivi etnici, pavé, icone del quotidiano, simboli musicali, monumenti, bandiere, pendenti, ecc.) realizzati in vari materiali (acciaio, oro 18 carati, argento 925, pietre preziose, cubic zirconi, smalto, godroni, nonché diamanti).

Un catalogo sterminato che consente di «rappresentare la personalità e la fantasia» di chiunque in modo agevole e a costi contenuti (o comunque variabili nel tempo) dando vita a gioielli unici e di tendenza e offrendo il lusso del made in Tuscany – capace di fondere i pregi della produzione seriale con quelli della lavorazione artigianale – ad un prezzo accessibile e per un target trasversale (per età e per genere).

Disponibili nelle tre versioni Classic, Big, e Smarty (di altezza variabile – 0,8 / 1,2 / 0,7 cm – e disponibilità decrescente di temi, materiali e colorazioni secondo il modello) i bracciali Composable sono suddivisi in quattro macro collection: Gold (iniziali e simboli in oro 18 carati, smalto, pietre preziose e cubic zirconia), Silvershine (amuleti in argento 925, impreziositi da cubic zirconia, smalto e godroni), Charms (pendenti in argento 925 che comprende simboli glamour impreziositi da e dettagli in smalto colorato) e Royal (simboli d'arte, piccoli capolavori in miniatura scolpiti nell’argento 925, abbinati a cubic zirconia e pietre bianche e nere incastonate a mano che amplificano la naturale luminosità del materiale prezioso).


1942	name:	Paolo Gensini


1980	name:	Nomination

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	Nomination Roots - #oneformeoneforyou
2020	© video: Nomination Italy
	Biennale Florence 2019 ITA - Nomination Italy
2019	© video: Nomination Italy
	New Campaign 2014/2015: Promotional
2014	© video: Nomination Italy
	Nomination New Campaign 2014/2015: Backstage
2014	© video: Nomination Italy
	How to assembly Nomination Composable Bracelet
2014	© video: Nomination Italy
	DaFirenzeConAmore by Eugenio Rigacci
2014	© video: Nomination Italy
	Backstage Campaign «Gioie di Vita» Nomination
2013	© video: NominatioN_Web
	Intervista a Paolo Gensini, Fondatore di Nomination Italy
2012	© video: FashionTimesMagazine
	Vogue Fashion’s Night Out, Sept. 18 2012, Nomination Store - Firenze
2012	© video: Nomination Italy
	Nomination Fair Porto - Portugal
2012	© video: NominatioN_Web
	Nomination_Collezioni_2012.mov
2012	© video: NominatioN_Web
	Azienda_NominatioN
2012	© video: NominatioN_Web
	Storie Mad! - Paolo Gensini, Nomination
2011	© video: Madinitalytube

2013	Laura Solito, Letizia Materassi, Diverse eppur vicine. Associazioni e imprese per la responsabilità sociale Firenze University Press, Firenze
2013	Cesare Sansavini, Sales Management Alpha Test, Milano
2012	Gianpiero Cito, Antonio Paolo, Mad in Italy: Quindici consigli per fare business in Italia. Nonostante l'Italia Rizzoli Etas, Milano - Lodi
2010	Monica Tiozzo, Come sopravvivere alla propria azienda Edizioni ESTE, Milano

Paolo Gensini
via Fratelli Bandiera, 22
50019 Sesto Fiorentino - Firenze
phone +39 055 425471
fax + 39 055 4254276
info@nomination.com
www.nomination.com

Nomination
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AREA TEMATICA	Design per la Persona
TIPOLOGIA	bracciale modulare personalizzabile
ANNO	1987
PROGETTO	Paolo Gensini
PRODUZIONE / PER	Nomination
RICONOSCIMENTI	[...]