Paolo Rizzoli (Trento, 1956). Nato a Trento, vive a Firenze. Laurea magistrale in Architettura con una tesi vincitrice del premio Vagnetti. Borsa di studio presso l’Università di Ginevra alla cattedra di Linguistica generale. Giornalista pubblicista, ha curato per qualche anno la rubrica Giovani designers per “Modo”, scrivendo anche per altre riviste del settore. Dopo queste esperienze, oltre all’attività didattica presso la facoltà di Architettura di Firenze, l’ISIA e il Polimoda, ha svolto come marketing manager diversi ruoli presso aziende del mobile design oriented, fra le quali si segnalano Edra, BRF, Crassevig e Zerodisegno. Fra le ultime esperienze, ha insegnato Organizzazione della produzione e Teoria e storia del design al Corso di Laurea in Disegno Industriale presso l’Università degli Studi di Firenze a Calenzano e Storia del design italiano alla LABA di Firenze. Fra le pubblicazioni si segnalano, insieme a Egidio Mucci, L’immaginario tecnologico metropolitano, (Milano, Franco Angeli) e un’antologia degli scritti di G. K. Koenig, Il design è un pipistrello, (Firenze, La Casa Usher). Attualmente, oltre a continuare l’attività di sales manager per alcune aziende, collabora con “Op. Cit” e con “Bubble”. [x]
Il sistema Misura-Quaderna
La collezione Misura, disegnata dal gruppo Superstudio [01] prende le proprie mosse da una rete piana a maglie ortogonali. Era stata disegnata per L’invenzione della superficie neutra, coordinata da Archizoom, Trini Castelli, Sottsass jr., Sowden e Superstudio, per presentare un insieme di disegni di textures da realizzarsi con laminati della Abet Print [02]. L’intento dei disegni – per un’esposizione progettata per essere itinerante e che non ha mai avuto luogo [03] – era di «sviluppare e di rappresentare il tema di uno spazio definito da superfici neutre», alle quali è demandato il compito di eliminare «definitivamente qualsiasi legame linguistico preesistente e condizionato».
[01] Superstudio si costituisce a Firenze con Adolfo Natalini (Pistoia 1941 / Firenze 2020) e Cristiano Toraldo di Francia (Firenze 1941 / Filottrano 2019) nel novembre1966; si associano dal 1967 Roberto Magris (Firenze 1935 / Firenze 2003), dal 1968 Gian Piero Frassinelli (Porto San Giorgio - Ascoli Piceno 1939) e Alessandro Magris (Firenze 1941 / Firenze 2003) e dal 1970 al 1972 Alessandro Poli (Fiesole 1941).
[02] Archizoom, Sottsass jr., Sowden, Superstudio, Trini Castelli (a cura di), L’invenzione della superficie neutra, “Elementi. Quaderni di studi - notizie ricerche/cahier d’études-nouvelles recherches”, IX, n. 2, Chambery, Neuilly, Print France S.A.R.L., 1972, pag. 2.
[03] L’idea di un’esposizione “L’invenzione della superficie neutra” è del 1970 (da Superstudio, Fragmente aus einem Persönalichen Museum, mostra alla Neue Galerie am Landesmuseum Joanneum, Graz 6 Juni - 1° Juli 1973) pubblicazione a cura della Abet spa di Bra e Print France Sarl, Chambery. Nota n. 50 al capitolo 2 di Roberto Gargiani, Beatrice Lampariello (a cura di), Superstudio, Bari, Laterza, 2010, pag. 117.
La volontà è quella di attuare una vera e propria «operazione di rasamento» che permetta «di creare un rapporto indifferenziato e univalente tra individuo e environment. Questa membrana posta tra il soggetto e gli oggetti serve ad annullare le diverse materialità, le diverse tecnologie, i diversi valori superficiali, riducendoli tutti ad un campo intermedio privo di caratteristiche “naturali”, una sorta di materia neutra dove tutto, al limite, si somiglia». Così questa superficie neutra «libera dal condizionamento storicamente determinato di ogni materiale, che non ha vincoli né implicazioni culturali … fondamentalmente astorica … è il punto di partenza per un uso diverso della casa, in cui l’arredamento parta dall’uomo e non sia da questo semplicemente subito, in cui egli possa disporre di uno strumento libero per la sua creazione, per sperimentare e rifare i propri modelli abitativi, in una situazione cioè in cui nulla sia mai definito e congelato o prestabilito e immutabile»[04].
[04] Come le precedenti affermazioni in Archizoom, Sottsass jr., Sowden, Superstudio, Trini Castelli (a cura di), L’invenzione della superficie neutra, “Elementi. Quaderni di studi - notizie ricerche/cahier d’études-nouvelles recherches”, IX, n. 2, Chambery, Neuilly, Print France S.A.R.L., 1972, pag. 2. Nel progetto per l’esposizione era previsto che tutti gli elementi fossero «eseguiti in truciolare rivestito di laminato, secondo i particolari elencati nelle “istruzioni” e sono dotati di ruote sferiche in gomma per facilitarne gli spostamenti».
Il disegno presentato dal Superstudio è «una griglia continua di linee con interasse di 3 cm. su un fondo bianco». I primi studi e disegni a quadretti compaiono alla fine del ‘68 [05], ma è nell’anno successivo che questa rete a maglie piane ortogonali fa la sua comparsa questa volta in “forma fisica” a Graz alla manifestazione “Trigon 69 – Esposizione Internazionale Biennale” (Austria, Italia, Jugoslavia) – nella quale vengono presentati i progetti vincitori del bando di concorso dal tema “Architettura e Libertà”. Il gruppo Superstudio con la Grazerzimmer è fra i dodici vincitori, con Heinz Frank, Bau-Cooperative Himmelblau, Günther Domenig e Hans Hollein, fra gli altri. «La stanza di Graz» è «un ambiente rettangolare di 1,80 x 2,40 m. e di 6 metri di altezza attraversato da un ponte inclinato (che continua il piano inclinato della sala) largo 60 cm. sospeso a circa 2,20 m. del fondo corrispondente al pavimento originario della sala. Le due aperture sono di 60 x 200 cm. La stanza è rivestita dentro e fuori di faesite con superficie plastificata bianca squadrettata con fresature grigie ogni 5 cm. L’interno è illuminato da due tubi al neon, uno sul pavimento e uno sul soffitto». La stanza è parte di «una architettura unica da prolungare su tutta la terra, un’architettura capace di dar forma a tutta la terra o a una sua piccola parte, un’architettura riconoscibile (anche da extraterrestri) come prodotto di civiltà»[06].
[05] Adolfo Natalini, Laura Andreini (a cura di), Adolfo Natalini “Quattro quaderni”. Dal Superstudio alle città dei Natalini architetti, Firenze, Forma Edizioni srl, 2015, pag. 79.
[06] Superstudio, Lettera da Graz, in “Domus” n. 481, dicembre 1969, pp. 49-54.
Nello stesso tempo la griglia quadrettata compare come disegno della superficie di rivestimento che determina un insieme di progetti di piccoli edifici: case a due piani, rifugio di montagna e ville varie – da quella classica alla villa italiana con patio, ville al mare e mediterranee, per un totale di undici costruzioni, che in seguito, disegnate in assonometria, si sistematizzerà in Un catalogo di Ville. Il quadrato diviene l’elemento di misura che determina pianta e facciate così come la sua dimensione tridimensionale fornita dal cubo è l’elemento base, pronto a sciorinare i suoi molteplici effetti: «oggetti senza scala: se ogni quadrato è di 3 centimetri gli Istogrammi possono diventare degli oggetti, se è di 3 metri delle architetture, e se di 30 metri un Monumento Continuo»[07]. A Graz nascono il Monumento continuo, un «modello architettonico d’urbanizzazione totale» e gli Istogrammi di architettura[08] che costituiscono il dispositivo che lo attua.
[07] “Aspettando l’alluvione. Conversazione con Cristiano Toraldo di Francia”, in Gabriele Mastrigli (a cura di), Superstudio. La vita segreta del monumento continuo, Macerata, Quodlibet, 2015, pag. 117.
[08] Il termine Istogramma fu suggerito da Edoardo Boncinelli, in Gabriele Mastrigli (a cura di), Superstudio. La vita segreta del monumento continuo, Macerata, Quodlibet, 2015, pag. XLVI. Si veda anche in “Aspettando l’alluvione. Conversazione con Cristiano Toraldo di Francia”, ancora in Gabriele Mastrigli (a cura di), Superstudio. La vita segreta del monumento continuo, op. cit., pag. 115.
Tradurre un’ipotesi teorica in realtà ha richiesto vari momenti. Il primo è stato quello della stampa per la realizzazione del laminato quadrettato. «Per disegnare con esattezza la griglia con cui stampare il laminato che avrebbe rivestito gli Istogrammi», Natalini ricorda che si erano «rivolti all’Istituto Geografico Militare, dove c’era una macchina incredibilmente complessa e precisa, che per disegnare una semplice linea su una pellicola aveva bisogno di otto movimenti diversi. Con la pellicola dell’Istituto avremmo voluto incidere dei cilindri d’acciaio da cui poi stampare il laminato, ma dal momento che il cilindro era particolarmente costoso e nessuno pensava di vendere gli Istogrammi, il laminato venne sempre stampato in serigrafia»[09]. Qui fu «realizzata la prima tavoletta di 40x40 centimetri, che venne poi moltiplicata per la serigrafia su pannello delle dimensioni standard Print, 130x250 centimetri» e «una volta ottenuto il laminato a quadretti disegnato per la Print» si riescono «a costruire i primi Istogrammi in scala reale e da qui derivano gli oggetti e i primi mobili»[10].
[09] “Una storia a più finali. Conversazione con Adolfo Natalini”, in Gabriele Mastrigli (a cura di), Superstudio. La vita segreta del monumento continuo, Macerata, Quodlibet, 2015, pag. 51.
[10]Istogrammi di architettura con riferimento a un reticolo trasponibile in aree o scale diverse per l’edificazione di una natura serena in cui riconoscersi, Superstudio 1969, Milano, Plura Edizioni, 1970. Litografia.
La seconda difficoltà affrontata è rappresentata dalla volontà di realizzare concretamente una parte di quegli “oggetti” che potevano essere “estratti” da quel reticolo tridimensionale che può generare «senza sforzo oggetti, mobili, environments, architetture»[11]. E dopo disegni e prove e tentativi prende forma una presentazione organica sia degli Istogrammi di architettura sia dei Mobili della Serie Misura[12].
[11] Superstudio, Superstudio: dal catalogo degli istogrammi la serie «Misura», in “Rassegna. Modi di Abitare oggi”, Anno 5, n. 24-25, settembre-dicembre 1972, s.n.p. e Superstudio, Superstudio: dal catalogo degli istogrammi la serie «Misura», in “Domus” n. 517, dicembre 1972, pag. 37.
[12] Milano, Plura Edizioni, 1970, vedi foto. Le prime pubblicazioni degli Istogrammi di architettura appaiono nel numero monografico dedicato a “La distruzione dell’oggetto” della rivista “in. Argomenti e immagini di design”, n. 2-3, marzo - aprile, 1971, Superstudio, Distruzione, metamorfosi e ricostruzione degli oggetti, pag. 11 e in “Domus” n. 497, aprile 1971, Dai cataloghi del Superstudio: Istogrammi, pag. 46. In seguito “Domus” n. 517, dicembre 1972, pag. 36 pubblica sia gli Istogrammi di architettura sia La Serie «Misura».
La serie Misura «M» prevede anche che «su questi solidi elementari» si innestino «altri pezzi morbidi (sedili, cuscini, appoggi) prodotti con tecnologia completamente differente, destinati a renderli utilizzabili a mediare il passaggio tra le forme anatomiche e quelle artificiali. Altri pezzi ed accessori inoltre (cassetti in plastica, maniglie in acciaio, appenderie, ruote in gomma) favoriscono il passaggio dalla geometria alla funzionalità tra le forme anatomiche. In ogni modo questi elementi intermedi denunciano sempre la loro natura estranea ai pezzi fondamentali: vi si accostano per complementarità e mai per omogeneità»[13]. Entrambe le serie si concretizzeranno nei Modelli preliminari (1969) e in alcuni primi exempla che durante l’intero 1970 i fratelli Lepri realizzano nella loro falegnameria di Panzano.
[13] Da Adolfo Natalini, “La serie Misura «M». Dattiloscritto”, 1969 in Gabriele Mastrigli (a cura di), Superstudio. La vita segreta del monumento continuo, Macerata, Quodlibet, 2015, pag. 142.
Il primo prototipo in truciolare di legno laminato serigrafato Print è un tavolo quadrato capovolto con le gambe a metà dei lati ed è l’unico [14] derivato dai previsti «ventisette Istogrammi d’architettura»[15]. Sarà allestito nelle foto di Cristiano Toraldo di Francia e con il titolo “Un posto per mangiare” e “Un posto per dormire”, presentato in “Domus” insieme alla tavola degli Istogrammi di architettura[16]. Tutto è pronto dunque per poter giungere a una produzione effettiva ma il rifiuto da parte di Poltronova [17] di mettere in produzione la Serie convince il Superstudio a tentare l’autoproduzione con una propria ditta, Misura, per la quale viene allestito un catalogo di tavoli, sedute, panche e panchette, letto, box contenitori, «ed anche fioriere, specchi, oggetti, multipli», questi ultimi realizzati con le rimanenze della lavorazione e in seguito distribuiti da Plura Edizioni [18].
[15] Numero complessivo al quale vanno aggiunte «tre piastre elementari nelle misure standard di 99 x 135 x 18 cm», in Archizoom, Sottsass jr., Sowden, Superstudio, Trini Castelli (a cura di), L’invenzione della superficie neutra, “Elementi. Quaderni di studi - notizie ricerche/cahier d’études-nouvelles recherches”, IX, n. 2, Chambery, Neuilly, Print France S.A.R.L., 1972, p. 2.
[16] Superstudio, Dai cataloghi del Superstudio: istogrammi, in “Domus” n. 497, aprile 1971, pag. 46.
[17] Natalini accenna al diniego da parte di Poltronova a mettere in produzione la Serie Misura, in “Una storia a più finali. Conversazione con Adolfo Natalini”, in Gabriele Mastrigli (a cura di), Superstudio. La vita segreta del monumento continuo, Macerata, Quodlibet, 2015, pag. 51. Da una conversazione con Graziano Giovannetti, fratello di Benito, è emerso che la Serie fu anche “bonariamente” proposta all’azienda, ma in quel caso la risposta negativa fu determinata dalla produzione orientata esclusivamente al mondo dell’imbottito, mentre nel caso di Poltronova il motivo principale era determinato dalla volontà di sviluppare, tramite il Design Center, il CUB8, la parete attrezzata di Mangiarotti e le sedute per ufficio di Sottsass jr. e Van Klier. In un Dattiloscritto, datato 1969, Natalini annuncia che «la serie Misura sarà presto prodotta da una delle maggiori aziende italiane». in Gabriele Mastrigli (a cura di), Superstudio. La vita segreta del monumento continuo, op. cit., pag. 142.
[18] La Plura Edizioni di Milano stamperà le litografie degli Istogrammi ed editerà fra i vari multipli, lo Specchio Misuratore.
Questo «reticolo trasponibile in aree o scale diverse», consente di “tricoter” lo spazio, avviluppandolo nella sua maglia, nel piano e nel tridimensionale, come un disegno unico, uno strumento per far nascere non prodotti o architetture, ma «per l’edificazione di una natura serena e immobile in cui riconoscersi»[19]. La critica alla società dei consumi iniziata con la Superarchitettura persegue coerentemente il suo processo demolitivo nei confronti del sistema architettura-società. Usando gli stessi strumenti del disegno compie un’ulteriore riduzione, mostrando l’arbitrarietà dei codici che sottendono e governano il fare architettonico. La griglia è flessibile e si muove al di fuori delle convenzioni e questo «catalogo di diagrammi tridimensionali non-continui» è il dispositivo che permette gli Istogrammi è dato dal disegno in assonometria isometrica con inclinazione a 45°. Essa permette di valutare ogni misura con il solo compasso ed era proprio per questa sua misurabilità che gli ingegneri di fortificazioni iniziarono a disegnare non più prospettive, ma assonometrie, dette alla “Cavaliera”, che potessero restituire non solo un’immagine, ma entità misurabili. Per questa caratteristica eliminava dal proprio modo di interpretare «ogni problema spaziale ed ogni problema di sensibilità»[20]; nessuna ombra, alcuna profondità e mancando il punto di vista prospettico viene a mancare il parametro umano.
[19] Superstudio, Dai cataloghi del Superstudio: istogrammi, in “Domus” n. 497, aprile 1971, pag. 46.
[20 Superstudio, Superstudio: dal catalogo degli istogrammi la serie «Misura», “Domus” n. 517, dicembre 1972, pag. 37.
L’insieme, «omogeneo e isotropo»[21], è neutro, cancella le differenze – e i corrispondenti valori – privo di identità non ha valore poiché non classificabile e nessuna tassonomia è possibile con ciò che non ha identità: privo di Storia e al di fuori della auctoritas dell’architettura e della civiltà che la consente. La griglia quadrettata come strumento di rappresentazione usata in prospettiva, aiutata da fotomontaggi con immagini e ricostruzioni, manipola lo spazio e fa da palcoscenico in molte delle immagini del Movimento continuo diventando spesso protagonista della scena; nello stesso tempo la griglia piana trasposta in una assonometria isometrica diventa volume, solido geometrico che si innesta, tramite elaborazioni di disegno fotomontaggio e fotografia, in qualsiasi parte del globo.
[21] Giovanni Battista Cocco, Quaderna: uno sguardo a quadretti, “Entervista”, n. 00, giugno 2017.
Fra il 1969 e il 1972 il Superstudio utilizza la maglia ortogonale quadrata in vari materiali e differenti contesti: nei disegni e nelle immagini frutto di montaggi e assemblaggi di varie tecniche dipanando la griglia come una matassa che viene usata nelle immagini del Monumento continuo, Supersuperficie e negli Atti Fondamentali di Vita, educazione, cerimonia, amore, morte fino alla prima delle città ideali, Città 2000 t. passando per Architettura riflessa. Nella realtà, stampata in lino tessuto a mano dalle Tesserie di Firenze per delle tovaglie o per rivestire delle sedute imbottite; modulata in piastrelle di ceramica bianca 12 x 12 cm. per il rivestimento dell’edificio per Giovannetti; utilizzata per il motivo per cui era stata ideata, cioè come superficie di rivestimento, come nell’alcova realizzata per l’appartamento di Giorgio Saviane a Firenze; come elemento allestitivo, quando il laminato Print Finitura 6 della Abet viene utilizzato per la realizzazione del microambiente alla esposizione newyorkese Italy. The New Domestic Landscape. Qui la maglia quadrata diventa Supersuperficie, «rete di energia ed informazioni estesa a ogni area abitabile»[22], e nello stesso tempo, forse, iniziano a rinnovarsi i contatti fra il manager della Abet, Guido Jannon e Duilio Gregorini, direttore marketing di Zanotta, che avevano già avuto modo di collaborare per la definizione del progetto del tavolo Poker di Joe Colombo, con il quale era stato messo a prova per la prima volta il laminato HPL stratificato di mm. 18. Dato il successo della precedente iniziativa e consapevoli che ciò avrebbe contribuito all’interesse di entrambe le aziende, in accordo con l’art director Michele Provinciali, Aurelio Zanotta acquista in quello stesso anno il sistema Misura, con il titolo di Quaderna 2380, il numero determinato dall’iniziale codice del laminato a quadretti [23].
[22] Superstudio, Supersuperficie, in “Rassegna. Modi di Abitare oggi”, anno 5, n. 21, marzo-aprile 1972, pag. 17 e Superstudio, Intervento a “Italy. The New Domestic Landscape” in “Casabella” n. 366, giugno 1972, pag. 18.
Anche se la collezione Misura è il risultato di un metodo progettuale e non il tentativo di progettare una forma ex novo offrendo al mercato nuovi prodotti [24] trova una sua realizzazione quando viene presentata a Milano il 4 ottobre 1972 al Centro Informazioni MPL con quel laminato serigrafato Print Finitura 6, prodotto da Abet Print «esclusivamente per la Serie Misura». Zanotta produce ed espone, per la prima e unica volta, la Serie Misura «M»: un box alto e uno basso, un mobile bar, uno scaffale basso, una scrivania, un tavolo quadro grande e uno piccolo, una panca, un tavolo basso, una poltroncina, un letto, tavoli sovrapponibili, ed «anche fioriere, specchi, oggetti, multipli» [25]. Alla serie si affianca Misura «L», «illuminazioni in alabastro di Volterra e ottone cromato», «lampade pesanti in modo da non essere troppo facilmente spostate nei movimenti convulsi del design moderno»[26].
[24] «L’arredamento moderno sembra una grande corsa (di mostra, di salone, di negozio in rivista) verso il più bello, il più nuovo, il più funzionale. Ma arrivare prima o dopo non importa, se tutta la corsa è sbagliata». Adolfo Natalini, Abitare con libertà, in “Casa Vogue” n. 3, novembre 1969, pag. 84.
[25] Box alto cm. 60 x 60 x 174, Box basso, mobile bar 60 x 60 x 60, Scaffale basso 60 x 60 x 60, Scrivania 180 x 81 x 72, Tavolo quadro grande 111 x 111 x 72, Tavolo quadro piccolo 72 x 72 x 72, Panca, tavolo basso 36 x 150 x 36. Poltroncina 45 x 45 x 36 + 30, Letto 195 x 249 x 26, Tavoli sovrapponibili 69 x 36 x 66, 57 x 36 x 60, 45 x 36 x 54. Adalberto Dal Lago (a cura di), 20 oggetti ‘72. La serie Misura «M», “Rassegna. Modi di Abitare oggi”, Anno 5, n. 24/25, settembre-dicembre 1972, pag. 63.
[26] Adalberto Dal Lago (a cura di), 20 oggetti ‘72. La serie Misura «M», “Rassegna. Modi di Abitare oggi”, Anno 5, n. 24/25, settembre-dicembre 1972, pag. 63.
Misura, tuttavia, per Zanotta è un prodotto molto diverso da quelli già presenti nel catalogo e anche le novità presentate al Salone 3, durante il XII Salone del Mobile di Milano nel settembre 1972 [27] – la sedia Follia disegnata da Terragni nel 1936, la poltroncina pieghevole April di Gae Aulenti e lo “sgabello-bar” di Joe Colombo –, sono prodotti realizzati con materiali moderni – acciaio, legno, plastiche, cuoio e pelli – e semplici per facilitarne il montaggio, confezionabili e immagazzinabili. Per Quaderna si trattava di «un lavoro manuale di estrema precisione artigianale che utilizzando la tecnica dell’intarsio richiede circa otto ore di lavoro per un singolo pezzo; le porzioni di laminato sono applicate singolarmente seguendo una successione precisa: si rivestono prima le gambe insieme allo spessore del piano, poi si prosegue con le facce esterne e infine il piano superiore. Ogni oggetto Quaderna nasce da un solo foglio di laminato affinché l’interasse, anche se disallineata di pochi decimi, sia la stessa: solo così le superfici quadrettate risultano continue nelle tre dimensioni orientate dagli assi cartesiani nel rispetto del progetto originale e la difficoltà nel far coincidere al millimetro le varie giunture rende impossibile staccare le gambe dal piano anche in fase di trasporto»[28].
[27] Redazionale, 1967-1972: Al Salone di Milano, in “Domus” n. 516, novembre 1972.
[28] AA.VV., A chequered world. Fifty years of Quaderna and the legacy of Superstudio, Milano, 2022, brochure dedicata da Zanotta al 50° anniversario del Sistema Quaderna.
Le difficoltà non spaventano Aurelio Zanotta, l’imprenditore che da qualche anno con il suo coraggio e la sua audacia aveva fatto fare un salto imprevedibile al mercato del mobile moderno, che decide di ridurre l’intera serie a soli quattro elementi, un tavolo, un tavolo-scrivania, una consolle e una panchetta. E, in accordo con Provinciali, chiamandola Quaderna, la serie viene presentata al 7° Salon International du Meuble di Parigi nel gennaio 1973 [29]. Mobili stereometrici, volumi puri che abbandonano anche l’idea di gamba, adottando una struttura a ponte, e dove tutte le superfici perseguono le geometrie del quadrato di cm. 3, stampate in laminato serigrafato Print, risultanti di una griglia ortogonale piana, che regola gli spessori nelle tre dimensioni.
[29] «Per la prima volta un gruppo di industrie italiane del mobile ha concordato di presentarsi al Salone di Parigi in una forma unitaria (questa è la nuova formula promossa dall’ICE Istituto per il Commercio Estero, con la collaborazione della Federlegno, per la presentazione italiana all’estero), rinunciando cioè ad una presenza di prestigio individuale in stands isolati ed accettando invece l’idea di una immagine comune, ossia di un allestimento unificato entro un’unica area». Il Salon Internationale du Meuble si svolge a Parigi dal 18 al 22 gennaio 1973, in “Domus” n. 521, aprile 1973, pag. 33. Per l’occasione Duilio Gregorini, responsabile commerciale Zanotta, aveva fatto preparare le giacche per il personale dell’azienda in un tutto a quadretti, Zanotta a Parigi in “Casabella” n. 376, aprile 1973, pag. 47, un ‘tutto a quadretti’ che si ripeterà al Salone del Mobile di Milano nell’aprile 2022, in occasione del cinquantenario.
Da quel momento il prodotto entra sulla scena del design italiano e si inserisce stabilmente nel catalogo Zanotta. La serie ora è realizzata con il laminato Print, codice 5377, stampato in digitale e si compone di otto “forme architettoniche”, concepite con quattro gambe o con una struttura a ponte come da progetto originale, tre tavoli (quadrato e rettangolare), scrivania, consolle e tavolo basso, alle quali si sono aggiunte, in occasione del Cinquantenario – celebrato al Salone del Mobile di Milano nell’aprile 2022 –, le novità provenienti dagli Istogrammi, su disegno di Cristiano Toraldo di Francia: uno scrittoio, un tavolino, un tappeto e uno specchio, oltre a due madie, una bassa e una alta.
Hans Hollein, Opera e comportamento - Vita o morte – Situazioni quotidiane, “Spazio con oggetti comuni”, 36. Biennale Internazionale d'Arte di Venezia, 11 giugno - 1 ottobre 1972. Immagine pubblicata in “Rassegna. Modi di abitare” n. 24-25, settembre-dicembre 1972 | courtesyRassegna. Modi di abitare
Partendo da sinistra: Copertina del n. 24-25, settembre-dicembre 1972 di “Rassegna. Modi di abitare” che pubblica la serie Misura “M” nel servizio dedicato a 20 oggetti ’72; Superstudio, Antologia 1969-1971 - manifesto della mostra, Galleria Schema, Firenze, 11-29 febbraio 1972; Adrian George, Superstudio, rielaborazione grafica del ritratto del gruppo in copertina (in alto a sx), “AD - Architectural Design”, dicembre 1971. Quest'ultime immagini sono entrambe pubblicate in Gabriele Mastrigli (a cura di), Superstudio Opere 1966-1978, Macerata, Quodlibet, 2016, a pag. LI (Antologia 1969-1971) e pag. LXVII (”Architectural Design”). | courtesyEdizioni Quodlibet
Superstudio, Testimonianza a quadretti - Zanotta a Parigi, in Daniela Puppa (a cura di), Industrial Design Produzione, “Casabella” n. 376, aprile 1973, pag. 47. | courtesyCasabella
Studio Bruno Tonini (a cura di), Radical Architecture, Tonini Editore, Gussago - Brescia, maggio
2017
Giovanni Battista Cocco, Quaderna: uno sguardo a quadretti, “Entervista”, n. 00, giugno
2016
Gabriele Mastrigli (a cura di), Superstudio. Opere 1966-1978, Quodlibet, Macerata
2015
Gabriele Mastrigli (a cura di), Superstudio. La vita segreta del monumento continuo, Quodlibet, Macerata
2015
Adolfo Natalini, Laura Andreini (a cura di), Adolfo Natalini “Quattro quaderni”. Dal Superstudio alle città dei Natalini architetti, Forma Edizioni srl, Firenze
Archizoom, Sottsass jr., Sowden, Superstudio, Trini Castelli (a cura di), L’invenzione della superficie neutra, “Elementi. Quaderni di studi - notizie ricerche/cahier d’études-nouvelles recherches”, IX, n. 2, Print France S.A.R.L., Chambery, Neuilly
1972
Superstudio, Superstudio: dal catalogo degli istogrammi la serie «Misura», “Domus” n. 517, dicembre
1972
Tutto a quadretti, “Casa Vogue”, 17, novembre-dicembre
1972
Adalberto Dal Lago (a cura di), 20 oggetti ‘72. La serie Misura «M», “Rassegna. Modi di Abitare oggi”, Anno 5, n. 24/25, settembre-dicembre
1972
Superstudio, Superstudio: dal catalogo degli istogrammi la serie «Misura», in “Rassegna. Modi di Abitare oggi”, Anno 5, n. 24-25, settembre-dicembre
1972
Superstudio, Intervento a “Italy. The New Domestic Landscape” in “Casabella” n. 366, giugno
1972
Superstudio, Supersuperficie, in “Rassegna. Modi di Abitare oggi”, anno 5, n. 21, marzo-aprile
1971
Superstudio, Dai cataloghi del Superstudio: istogrammi, in “Domus” n. 497, aprile
1971
Superstudio, Distruzione, metamorfosi e ricostruzione degli oggetti, “in. Argomenti e immagini di design”, n. 2-3, marzo - aprile
1969
Superstudio, Lettera da Graz, in “Domus” n. 481, dicembre
1969
Adolfo Natalini, Abitare con libertà, in “Casa Vogue” n. 3, novembre