ADRIANO PIAZZESI | Mu.De.To. - Museo del Design Toscano, Museo Design Toscana

Umberto Rovelli (Bologna, 1962). Laureato in Architettura, dal 1996 al 2018 è socio di Blue Klein, web agency impegnata nel campo multimediale per la promozione della cultura del progetto su Internet. Dal 2005 dirige la rivista IdeaMagazine.net. Dal 2008 al 2016 cura gli aggiornamenti del web ADI Toscana progettato da Blue Klein. Socio ADI dal 2010 al 2015, è curatore dei volumi MuDeTo Collection I.-V. (MuDeTo, Firenze 2014-'21), Mauro Pasquinelli Designer (Bandecchi&Vivaldi, Pontedera 2013) e Interviste sul Progetto (Franco Angeli, Milano 2011). Ha collaborato con le riviste “Op. cit.”, “Juliet Design Magazine”, “Paesaggio Urbano”, “ReportBio”, “Firenze Spettacolo”. Ha pubblicato contributi in: Adriano Piazzesi (Pontecorboli, Firenze 2016); Vincenzo Missanelli. Opere con un'antologia critica (Bandecchi&Vivaldi, Pontedera 2015); Antonio Possenti un lungo viaggio (Pacini Fazzi, Lucca 2013); Adriano Piazzesi. Arte nel silenzio (Polistampa, Firenze 2012); Massimo Mariani. Progetti 1980 - 2005 (Verba Volant, London 2005); Labyrinthos (Alinea, Firenze 1994). [x]

Adriano Piazzesi nasce a Firenze il 4 luglio 1923. Le doti innate per il disegno lo conducono pressoché naturalmente alla scelta del Liceo artistico a Firenze dove, in opposizione alla cupa atmosfera imperante durante il fascismo, vive un felice periodo di apprendimento artistico grazie anche ad alcuni insegnanti di valore, tra i quali Crepet che l'introduce alla tecnica dell'acquerello, espressione artistica cui si sentiva particolarmente portato.

In seguito frequenta la Facoltà di Architettura a Firenze. A questi studi deve la scoperta dell'architettura wrightiana, pur essendo l'indirizzo generale della Facoltà a favore di Le Corbusier. Anche in ragione di tale contrasto, si viene a creare per Piazzesi una situazione di profondo disagio che gli rende impossibile continuare a frequentare l'ambiente universitario, malgrado la stima e l'amicizia che già lo legano ad alcuni insegnanti come Leonardo Ricci e Leonardo Savioli.

Già nel 1950 – ventisettenne – è peraltro assai noto proprio nella medesima Facoltà e tra gli studi professionali di architettura per la «straordinaria abilità di esecutore, a mano libera, di suggestive prospettive (...): la sua sapiente penna compiva il miracolo trasformare in efficaci, accattivanti immagini anche le sembianze di modeste villette e di edifici condominiali e industriali di dubbia qualità»[01]. Un talento grafico leggendario che porta Piazzesi a un passo dal collaborare – collezionando una serie di “atti mancati” illuminanti per leggere in profondo la sua personalità sensibile e creativa – con gli studi oltreoceano di Walt Disney e Frank Lloyd Wright.

Con Enrico Cambi e Luciano E. Nustrini, lavora negli anni 50 e 60 alla progettazione di alcuni edifici, tra i quali – oltre al progetto di una villetta a Scarperia e ai lavori di allestimento della Mostra dell'Artigianato di Firenze, della Fiera e della Triennale di Milano – merita d'essere segnalata la chiesa di San Pancrazio a Cavriglia. Con Gianfranco Ignesti allestisce gli stand Campari in occasione della Fiera del Levante di Bari (di particolare interesse l'intervento ideato per l'edizione del 1955).

Si devono invece alla sua collaborazione con Enrico Cambi e Gianfranco Ignesti sia la residenza bifamiliare all'Antella («sotto evidente influsso wrightiano»[02]), sia i gruppi di edifici residenziali a Firenze in via Edimburgo e a Sesto Fiorentino in via di Camporella.

Nel 1962 a Palazzo Strozzi a Firenze – ancora con Cambi e Nustrini – è tra i progettisti che partecipano alla Mostra dell'Antiquariato nella casa moderna. In tale occasione – come rileva Carlo Cresti – l'allestimento studiato per l'Appartamento duplex elaborato dal gruppo «si componeva dell'articolata sequenza di differenti spazi su tre piani: risultava indubbiamente la proposta più "architettonica" e stimolante dell'intera mostra con gli elementi di separazione verticale realizzati in mattoni a faccia vista e le superfici dei pavimenti in legno naturale»[03].

Adriano Piazzesi, Enrico Cambi, Luciano E. Nustrini (in collaborazione con Marco Comolli, Giovanna Benaglia Grazzini), Appartamento duplex, Mostra dell'Antiquariato nella casa moderna | 24 ottobre-20 novembre, Palazzo Strozzi - Firenze [x]

(da sx.) Enrico Cambi, Adriano Piazzesi e Luciano E. Nustrini, 1962 ca. [x]

APPARTAMENTO DUPLEX*

Questo allestimento per più ragioni assume un carattere particolare nell'ordinamento della mostra. Infatti non è opera di un singolo progettista, ma è un lavoro di équipe, utilizza uno spazio che è almeno tre volte quello impegnato dagli altri allestimenti ed infine si giova di una impostazione assai singolare.
Poiché fin dai primi incontri preliminari i progettisti riscontrarono una completa identità di vedute circa la interpretazione da dare al tema della mostra, sembrò naturale associarsi affinchè il “discorso” da fare resultasse organico e significativo. L'idea base era quella di approntare un allestimento che risolvesse in una nuova composizione le caratteristiche dell'ambiente assegnato. Non si voleva, per esempio, alterare lo spirito delle grandi finestre, delle alte volte e del monumentale camino, pur rendendosi conto che cambiando la funzione originaria, anche i singoli elementi avrebbero assunto un ruolo diverso.
Infatti, pur con tutte le licenze ammesse in una mostra temporanea, si voleva “costruire” in quello che era un salone di rappresentanza, una abitazione completa ed atta alla vita di oggi. Questa idea, in fase esecutiva, si è concretata in un organismo che su tre piani intende svolgere le funzioni principali della casa: soggiornare, pranzare, dormire.
Queste tre zone sono individuabili fin dall'ingresso dell'allestimento, ma la loro scoperta ed il loro godimento avviene secondo una sequenza di spazi e di tempi successivi. La zona del soggiorno, a piano terra, è organizzata nei tre gruppi funzionali del camino, del giuoco e dello studio, che si giovano delle nuove strutture create nell'ambiente per assumere una loro particolare fisionomia, pur integrandosi e compenetrandosi a vicenda.
Gli elementi di arredamento moderno che sono usati in questa zona servono a legare ed ammorbidire i pezzi antichi, che pur sempre costituiscono un grande motivo di interesse: in tal senso anche il camino e le grandi finestre del palazzo sono una parte fondamentale della composizione.
Una breve rampa di scale serve come elemento di mediazione tra il soggiorno ed il pranzo, nel quale i pezzi antichi sono i protagonisti, in una dimensione spaziale che niente toglie al volume originario dell'ambiente.
La scala che conduce al livello superiore arricchisce questa zona di nuove prospettive dall'alto: infatti la piattaforma in legno che copre il soggiorno, ospita sì la zona delle camere, ma è soprattutto intesa come un affacciamento sugli spazi inferiori e sull'esterno attraverso le grandi finestre.
Alcuni elementi separatori di modesta altezza individuano i vari gruppi della camera-studio e della camera matrimoniale, dove i pezzi moderni e gli elementi antichi sono reciprocamente complementari.
Una rampa di discesa immette nel percorso generale della mostra e qui si conclude l'allestimento.
Sulla base di questi concetti i progettisti hanno di proposito usato mezzi e materiali volutamente scarni e modesti (il mattone a faccia vista, il legno naturale), che niente togliessero alla sobrietà dell'ambiente rinascimentale, ma, impiegati in modo particolare, costituissero con la loro tessitura l'unico elemento di “colore” nella nuova disposizione.

* Relazione di progetto, non firmata, estratta da AA.VV., Mostra dell'antiquariato nella casa moderna, catalogo della mostra, (Firenze, 24 ottobre-20 novembre 1962), Tipografia STIAV, Firenze 1962. [x]

L'anno successivo – il 1963 – insieme all'amico Carlo Cresti, partecipa al concorso Artemide-Domus, presentando un progetto di lampada da tavolo in materiale plastico raffigurante l'ironica sintesi dell'Uomo mascherato protagonista dell'omonimo celebre fumetto. L'esprienza ludica e peculiarmente congeniale a Piazzesi darà modo al sodalizio di riformarsi qualche anno più tardi nel 1970. In tale data «con reciproco diletto»[04] inventano L'Altare dei Miti, un doppio sedile attrezzato (in laminato plastico) per ambienti di soggiorno abbinato a un modulo votivo parzialmente luminescente sul quale si propone la collocazione di sagome in perpex colorato dell'Uomo mascherato, Marilyn Monroe e Che Guevara. L'ironica installazione ottiene un buon successo e dopo essere stato esposta alla XXIV edizione del MIA (Mostra Internazionale dell'Arredamento) di Monza viene segnalata e pubblicata su varie riviste di settore.

Ancora sul finire degli anni 60, Piazzesi inizia l'attività di designer, col progetto di una poltrona – Premier (1969) –, priva di struttura metallica o lignea, la cui forma si sostiene e viene mantenuta da un'avvolgente cintura. Sebbene incentrato sul medesimo tema progettuale a suo tempo affrontato per Cassina da Mario Bellini (nel 1967) con il sistema di sedute 932, la famiglia composta da poltrona, divano, tavolino e poggiapiedi ideata da Piazzesi riduce ulteriormente il già scarno abaco di elementi adottato dal designer milanese. Premier propone infatti una semplificazione estrema del modello utilizzando due soli moduli imbottiti di sagoma più elaborata e suadente (semi-cilindrica per la seduta e ad arco ribassato/catenaria rovescia per lo schienale-bracciolo) uniti da un'unica cintura. Sobria ma non “seriosa”, ovvero assai meno “virilmente” industriale della versione belliniana, la coinvolgente formosità dell'insieme, fa apparire Premier fors'anche più accattivante e ricettiva della già efficace produzione Cassina. Su questa proposta progettuale la ditta Tre D – che diventerà successivamente Arketipo –, nasce e si segnala sul mercato furniture ottenendo un tale successo da porre le più solide basi per un lunghissimo sodalizio che – pur non senza contrasti – legherà il designer all'azienda per circa 40 anni.

Seguono prodotti di rilievo quali Okay (1970), nel quale Piazzesi reinterpreta da par suo quanto i Compasso d'Oro Afra Bianchin e Tobia Scarpa avevano proposto l'anno precedente con Soriana (1969). Di quest'ultimo progetto, prodotto sempre da Cassina, il designer toscano offre una pressoché contemporanea “variante in corso d'opera” partendo dallo stesso concetto informatore. Meglio riuscite e notevolmente più glam dell'originale, entrambe le versioni – divano e poltrona – sono peraltro rese maggiormente fruibili, oltre che aggraziate e attraenti, dall'essere opportunamente dotate di braccioli: un paio di “poggi” rigonfi laterali stabilizzati mediante un efficace e intuitivo progetto della struttura in acciaio cromato di sostegno dell'imbottito (quattro morbidi blocchi in schiuma poliuretanica sagomata a sofficità differenziata con leggere armature metalliche interne e supporti di appoggio).

Talento polivalente, Piazzesi opera nel settore del furniture per circa mezzo secolo. Sovente come riconosciuto (specie da esperti e concorrenti di settore) come un autorevole protagonista del gusto plastico-formale, partecipa a innumerevoli edizioni del Salone del Mobile di Milano e alle ricorrenti occasioni espositive di Parigi e Francoforte, sia in veste di designer di prodotto sia come progettista degli stand aziendali (attività, quest'ultima, di cui è senz'altro un raffinato interprete; fatto, tra l'altro, con ogni probabilità occhiutamente misconosciuto dalla committenza aziendale).

Dalle sue sperimentazioni più inventive e coraggiose – le poltrone Splash, Spring, i divani letto Bikelio e Zoom, la seduta Kontiki – alle variazioni più soft, in cui è forse ancora più viva l'eco di una tradizione, quella artigianale, esercitata ai «continui aggiornamenti di processi e metodi, in una persistente rielaborazione creativa di quella particolare “proprietà di linguaggio” che corrisponde alla nobile arte dell’utilizzo, dell’accostamento e della trasformazione dei materiali»[05] – i divani e poltrone Kikibio, Volano, Montalto, Triambo, Aliante, Max, Blò, Arbia, Tema, Golf, Terragona –, il progetto furniture di Adriano Piazzesi ha sempre e comunque palesato un’attenzione che esorbitava l’ambito puramente formale e concettuale – l’idea – confrontandosi piuttosto (e talvolta “contestandosi”) nel dettaglio minuto volto a risolvere una questione pratica, in modo semplice, mirato e felicemente espressivo. Al punto che, nei suoi lavori realizzati, colpisce e commuove in particolare proprio l’attenzione tattile, figlia di una curiosità sperimentale e materica che contraddistingue il pensiero e la pratica creativa dell’artista artigiano. Un'attitudine progettuale, un'arguzia sapiente e una metis – ad un tempo concreta e confidente – che riesce a cogliere e restituire nell’oggetto finito un ente “parlante” gravido di doni e responsabilità per il suo fruitore.

Una sensibilità molto concreta conduce, ad esempio, la soluzione d’arredo del letto Komodo – che prevede l'occultamento del guanciale dietro la testata –, a enunciarsi come esito conseguenziale del garbo e della cura del particolare tipiche del sapere artigiano che, in forza di abilità consolidate, sa levare materia ritenuta superflua abbinando funzionalità ad un parco utilizzo di risorse. Medesime considerazioni possono essere addotte per l’analoga soluzione elaborata con Bassalto – testata, imbottita e foderata, pieghevole in avanti sopra il guanciale –, la cui esecuzione evoca sensibilmente mise en forme più proprie del design per la persona – ad esempio quelle raffinate e austere tipiche della pochette.

Parimenti il congegno tecnologico sul quale è sospesa la seduta relax Flexa (selezionata al Premio Referendum Lettori indetto dalla rivista "Interni" nel 1987) o il meccanismo progettato (che ottiene il brevetto dalla European Patent Office) per consentire al divano Ribalta (1985) di assumere differenti posizioni, affascinano e avvincono più per l’insistere segreto di rarefatte memorie di sublimati astrolabi galileiani – filtrate, magari, da reminescenze kandiskiane – che per il nitore high tech del sostegno ingegneristico. Né si può evitare di riconoscere nell’adozione, come elemento di collegamento e irrigidimento strutturale, del giunto «informale» della cintura – sia nel citato sistema di sedute Premier che nel divano sui generis Kontiki – un’ulteriore conferma dell’estro ibridante e trasversale del bricoleur Piazzesi che – al pari dell’amatissimo Pablo Picasso come dell'ingegnoso “preistorico” Thor Heyerdahl – sa proporsi con nuove idee progettuali attingendo dai settori tradizionalmente contigui all’arredo, lasciandosi cioè contagiare dalle pratiche limitrofe, riuscendo ad esalare anche nei più esclusivi salotti made in Italy un salubre sentore di objet trouvé.

Peraltro nemmeno va trascurato l’approccio latamente ludico al tema tecnico che emerge in oggetti potenzialmente e/o realmente bifidi come la seduta regolabile Splash o i divani letto Bikelio e Zoom. Qui l’approfondimento tipologico dei progetti mette in luce come nella ricerca di semplificazione della dynamis trasformativa s’annidi un piacere che ha le sembianze più proprie dello stupore, del carpire ammirato che infantilmente scopre una magica metamorfosi: la duplicità d’uso appare allora nella sua più pura immediatezza logica ed evidenza in quanto manifesto è il gesto che la consente ed elementare la geometria che la formalizza.

In un percorso che tiene insieme esperienza pittorica e design Piazzesi persegue nell'uso del colore una “logica del caso” esattamente come “avverte” la forza infantile e profonda delle spire metamorfiche annidate nella funzione degli oggetti. Gli ultimi lavori che Adriano Piazzesi propone in questo millennio sono allora una eco esaltante che risponde al progredire matericamente e all'astrarsi della pittura. Le linee asciugate degli imbottiti proposti a partire dal 2000 si rivelano come paesaggi sublimati in geometrie domestiche laconiche e silenti, sedute che come muse inquietanti inscenano un’attesa che è sì figlia di misurato calcolo e prospettiva ma in essi non si dissecca, intrisa com’è da uliginose speranze di riscontro con l’umano e il materico lavorio della fattura.

Accade così che, come hestiaci numi tutelari, i divani Easy, Metropolitan, Space, Psiko, Box, le poltrone Mikra e Ciak!, vengano resi unici e riconoscibili tramite un apparente minimo dispendio di energie. Profili e volumetrie risultano infatti delineati come da lievi, quasi impalpabili impronte di progetto. Talmente tenui e sobrie da rasentare l’arte Zen: il pendio angolare del largo bracciolo di Psiko, il sovrapporsi di seduta e bracciolo in Box, i brevi tagli interrotti fra le curve lentissime delle sedute di entrambi, la rastremata sagomatura dei braccioli e del piano di seduta in Ciak!.

E quand’anche il tema tecnologico pare elemento essenziale del progetto – ad esempio in Loft e nel successivo divano a seduta variabile Must realizzato con Carlo Bimbi – nondimeno per questi specifici dispositivi rimane ancora sostenibile l’ipotesi sommessa dell’anonimato ausiliare e ancillare in cui s'enuclea il cuore segreto di tutta l’arte conformativa di Piazzesi che come «una parte importante del Design Italiano […] ha fondato il suo lavoro sulla ricerca della “semplicità” più che della “razionalità”»[06]. Come sostiene il designer toscano nel 2004: «Mi piace il lavoro con pochi elementi… È come costruire una grande frase, una grande poesia, con un vocabolario ristrettissimo»[07]. Accortezze e predilezioni che collocano quasi naturalmente l'opera, sia figurativa che plastica, di Piazzesi nell'alveo della “cultura materiale” di matrice contadina e artigianale insieme, ma anche, di diritto, nella kubleriana “storia delle cose”, ovvero in quella sorta di regesto delle forme canoniche desumibili dal vaglio critico sia di oggetti comuni che d'opere d'arte dalla quale «emerge una forma del tempo, si delinea un ritratto visibile dell'identità collettiva, sia essa tribù, classe o nazione» e che «serve al gruppo come guida e punto di riferimento per il futuro e diviene finalmente il ritratto tramandato ai posteri»[08].

Schivo e, sovente, romanticamente alieno alle logiche di mercato, Adriano Piazzesi raccoglie in vita probabilmente assai meno di quanto avrebbe meritato l’impressionante creatività dimostrata in oltre mezzo secolo di carriera. Un talento raro sfuggito forse a più di un critico del settore – o dei settori in quanto, come accennato, oltre che designer Piazzesi è pittore, scultore, fotografo e poeta – ma anche un artefice inesauribile del «fare» forma che non manca di stabilire un saldo feeling con un pubblico nei confronti del quale rimane peraltro quasi cocciutamente “in ombra”.

Un'inesauribile passione umanistica preserva comunque Piazzesi dal ritenere le proprie doti uno strumento di prevaricazione dell'altro o d'esaltazione sfrenata dell'ego più intimo e privato. Anche se “poeticamente” teso inesorabilmente a distinguersi, al pari di Wittgenstein Piazzesi ritiene ingenua e perversa l'ipotesi di un linguaggio privato o autarchico tout court. Anzi, ogni atto creativo è per Piazzesi così intriso e radicato nella forza formativa e propulsiva della storia e dei luoghi d'origine da non potersi ritenere che “parte” di un sistema, di un “panico” ambientale in cui ogni inferenza e azione del “soggetto” è conseguente e “deriva” almeno quanto possa definirsi innescante e scaturigine di alcunché.

Non devono dunque stupire le scarsi doti “contrattuali” dimostrate nel tempo da Piazzesi nei confronti dei manager ai vertici delle poche ditte di arredamento con le quali ha collaborato – oltre a Tre D e Arketipo, Piemme, Dema, Planula e Fiore. Tale minus di combattività, altro non è che il contrappasso di un'eccezionale sensibilità civica dimostrata in più d'una occasione attraverso i molteplici talenti di cui Piazzesi era dotato. Ad esempio con la scultura – in genere composizioni metalliche –, di cui, oltre le opere presso privati, non si possono non segnalare in particolare due episodi commemorativi pubblici nazionali: il monumento installato a Vernio nel 1984 per il cinquantenario dell'attivazione della Direttissima ferroviaria Firenze-Bologna (1984) e, soprattutto, la Grande Ruota posta nel 1986 a Bologna nella Piazza Medaglie d'Oro a ricordo della strage del 2 agosto 1980. L'opera – per la quale l'autore ha preteso il compimento in assoluto anonimato –, resta «sicuramente riconoscibile per l'alto quoziente espressivo e per il pregnante significato che riesce a comunicare attraverso la figuratività misuratamente allusiva, evitando la scorciatoia delle solite seduzioni retoriche; un'opera semplice, concepita con impeto e dominata da un severo controllo delle forme, eseguita con amore paziente e tecnica sapiente di maestranze e operai, nelle Officine Grandi Riparazioni del Compartimento ferroviario di Bologna»[09].

Nel corso della sua non poco tormentata esistenza, Piazzesi ha modo di dimostrare altrettanta originalità nella progettazione di oggetti la cui forma gli viene suggerita dal materiale di cui sono costituiti, come, ad esempio, lumi, portacenere, vassoi, vasi, ottenuti da un unico foglio di cartone o di laminato piegato e assemblato in modo semplice, magari con una spinatrice: uno di questi oggetti – un lume di carta – ottiene un premio in Giapppone in un concorso internazionale.

Nel campo dell'illustrazione, da ricordare, negli anni 80, è la collaborazione con le Edizioni Pulcinoelefante di Alberto Casiraghy per la pubblicazione di piccoli raffinati libretti di poesie di Alda Merini e I. Ranieri, accompagnati da interventi d'artista originali ed esclusivi per ciascuno di essi.

L'attività costante di tutta la sua vita – la pittura – dà modo a Piazzesi di conoscere (talvolta senza nemmeno rivelarsi in quanto pittore, come accade con l'amato Alberto Burri col quale intrattiene un rapporto anche epistolario documentato nel volume antologico edito da Pontecorboli nel 2016), confrontarsi e, non di rado, guadagnarsi il rispetto, la stima e l'amicizia di figure apicali dell'arte nazionale come Emilio Vedova. Nonostante l'incoraggiamento ricevuto – oltre che dallo stesso Vedova –, da Quinto Ghermandi, nonché da parte dei critici Umbro Apollonio e Lara-Vinca Masini, il percorso artistico di Piazzesi è testimoniato pubblicamente solo attraverso rarissime mostre. La prima nel 1964 presso la Galleria Il Canale di Venezia – esposizione che approderà a Palazzo Antinori di Firenze l'anno successivo – quindi (a distanza di trent'anni!) nel 1995, quando, sotto il patrocinio del comune di Firenze, espone nella Sala Lorenzo presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e ancora l'anno successivo nello Studio d'Arte Saturnino, sempre a Firenze.

Dopo la morte – avvenuta a Firenze il 14 giugno 2009 –, con il sostegno di familiari e amici, vengono organizzate tre mostre: la prima, a cura di Žaklina Milošević nel 2011 presso l'Accademia delle Arti del Disegno a Firenze si focalizza sulle molteplici qualità di Piazzesi proponendo oltre a dipinti, manufatti cromo-plastici ed acquerelli, disegni d'architettura, schizzi progettuali di design, immagini e prodotti furniture (il divano Loft) oltre ad alcune fotografie realizzate negli ultimi anni della sua vita e fortemente legate alla sua concezione materica della pittura. Quindi nel 2014 e 2016 vengono curate da Stefano Poggesi De Rosa sia l'esposizione alla Sala Costantini presso il Museo Archeologico di Fiesole di Adriano Piazzesi. La pittura di un uomo d’ombra sia quella de Le molteplici forme della creatività realizzata alla Sala Affreschi presso il Palazzo del Pegaso a Firenze.

Le poche pubblicazioni fin qui realizzate ricalcano il percorso delle più recenti esposizioni: al volume Adriano Piazzesi, arte nel silenzio... 50 anni di arte e design a Firenze edito da Edizioni Polistampa nel 2011, segue infatti il più consistente e recente Adriano Piazzesi pubblicato da Angelo Pontecorboli nel 2016 – entrambi a cura di Žaklina Milošević. Unica eccezione rispetto all'iter espositivo è, ad oggi (2017), il volumetto Nella parola, nel segno, nel gesto creativo, pubblicato nel 2013 per l'affettuoso interessamento del curatore Stefano Poggesi De Rosa presso la casa editrice Feeling Groovy e che propone una raccolta di poesie di Adriano Piazzesi insieme alla riedizione del fumetto Egosistema a suo tempo pubblicato negli anni 70 dalla Libreria Feltrinelli.

Premi e riconoscimenti:

2006-’07	Mostra itinerante I.Dot - Italian Design on Tour New York, Chicago [USA], Shanghai [RPC], Berlino [D], Bombay [IND], Londra [UK]
1987	Selezione Premio Referendum Lettori, Rivista "Interni" - Milano
1970	Selezione XXIV Mostra Internazionale dell'Arredamento, [con Carlo Cresti] - Monza
1962	Mostra dell'Antiquariato nella casa moderna [con Enrico Cambi, Luciano E. Nustrini, in collaborazione con Marco Comolli, Giovanna Benaglia Grazzini], 24 ottobre-20 novembre, Palazzo Strozzi - Firenze
1956	Selezione Concorso Formica-Domus, Sezione ufficio - Milano
1954	Primo premio Concorso Formica-Domus, Sezione soggiorno - Milano

	name:	Loft - divano, poltrona, chaise longue
2003	for:	Arketipo


1982	name:	Arketipo

2016	Mostra Le molteplici forme della creatività Sala Affreschi, Palazzo del Pegaso - Firenze
2014	Mostra Adriano Piazzesi – La pittura di un uomo d’ombra Sala Costantini, Museo Civico Archeologico, Fiesole - Firenze

2011	Mostra Adriano Piazzesi, arte nel silenzio... 50 anni di arte e design a Firenze Sala Esposizioni dell'Accademia delle Arti del Disegno, Firenze
2006-’07	Mostra itinerante I.Dot - Italian Design on Tour New York, Chicago [USA], Shanghai [RPC], Berlino [D], Bombay [IND], Londra [UK]
1996	Mostra presso Studio d'Arte Saturnino - Firenze
1995	Mostra presso Sala Lorenzo, Biblioteca Nazionale Centrale - Firenze
1987	Selezione Premio Referendum Lettori, Rivista "Interni" - Milano
1970	Selezione XXIV Mostra Internazionale dell'Arredamento,[con Carlo Cresti] - Monza
1965	Mostra presso Palazzo Antinori - Firenze [testi critici di: Lara Vinca Masini, Leonardo Ricci, Piero Bellugi]
1964	Mostra presso Galleria "Il Canale" - Venezia
1962	Mostra dell'Antiquariato nella casa moderna [con Enrico Cambi, Luciano E. Nustrini, in collaborazione con Marco Comolli, Giovanna Benaglia Grazzini], 24 ottobre-20 novembre, Palazzo Strozzi - Firenze
1956	Selezione Concorso Formica-Domus, Sezione ufficio - Milano
1954	Primo premio Concorso Formica-Domus, Sezione soggiorno - Milano

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2016	Žaklina Milošević (a cura di), Adriano Piazzesi, Angelo Pontecorboli Editore, Firenze
2013	Stefano De Rosa (a cura di), Nella parola, nel segno, nel gesto crativo. Adriano Piazzesi. Egosistema e Poesie, Edizioni Feeling Groovy, Firenze
2011	Žaklina Milošević (a cura di), Adriano Piazzesi, arte nel silenzio... 50 anni di arte e design a Firenze - (Firenze, Sala Esposizioni dell'Accademia delle Arti del Disegno, 3-29 dicembre), Polistampa, Firenze
2004	Adriano Piazzesi, Massimo Lorusso, Sandro Ortino (inventori), Arketipo (proprietario), Sofa that can assume different arrangements, European Patent - EP 1464256 B1, April 02 (Date of publication and mention of the grant of the patent: 09/06/2010)
1962	AA.VV., Mostra dell'Antiquariato nella casa moderna - (Firenze, Palazzo Strozzi, 24 ottobre-20 novembre), S.T.I.A.V., Firenze

Archivio Adriano Piazzesi
David Piazzesi
Via Francesco Da Barberino 17
50133 - Firenze
phone +39 055 585998
david.piazzesi@tin.it

ANNO	1923-2009
LUOGO	Firenze
PRODOTTI	Loft